Pneumatici usati: dove finiscono e come si riciclano
Quando gli pneumatici di camion, moto e macchine non soddisfano più i criteri di sicurezza e devono essere cambiati, diventano un rifiuto. Da questo momento in poi prendono il nome di PFU, “pneumatici fuori uso”, appunto.
Data l’alta qualità delle materie prime, dal corretto smaltimento degli PFU si ricavano gomma, metalli e fibre tessili perfettamente riciclabili…oppure tanta energia!
Di cosa sono fatti gli pneumatici?
Gli pneumatici vengono spesso chiamati "gomme" e questo accade perché in larga parte sono composti proprio da…gomma! In passato si utilizzava quella naturale, estratta dalla specie botanica Hevea brasiliensis, l’albero della gomma, mentre oggi la sua derivazione è principalmente sintetica. Il copolimero più comune di cui si compongono gli pneumatici porta il difficile nome di stirene-butadiene, generalmente abbreviato in SBR, e viene utilizzato anche per i tacchi e le suole delle scarpe, per la fabbricazione di guarnizioni e tanto altro ancora. A questa miscela di gomme viene solitamente aggiunto un mix di additivi chimici che ne aumentano la resistenza e la flessibilità.
Lo scheletro dello pneumatico, invece, è formato in larga parte da fibre tessili (rayon, nylon e poliestere) e acciaio rivestiti e intrecciati come fossero tessuti. A unire tutte queste componenti e a dare la forma finale allo pneumatico è la vulcanizzazione, l’ultimo processo di produzione, che consiste in una sorta di cottura della gomma in uno stampo incandescente fino a rendere inseparabili i materiali di cui questa è costituita.
Dove finiscono gli pneumatici usati?
Le gomme non più utilizzabili vengono trattenute dal meccanico o dal gommista e sono proprio loro a contattare i centri di trattamento di PFU più vicini. Una volta raggiunte queste sedi gli pneumatici vanno incontro a due destini possibili: recupero dei materiali o termovalorizzazione.
Come funziona il recupero dei materiali
Nel primo caso le gomme vengono sottoposte a una lunga serie di lavorazioni che hanno come obiettivo finale quello di disassemblare le parti e restituire le materie prime in forma di piccoli frammenti. Più nel dettaglio dopo lo stoccaggio, il controllo e la pesatura lo pneumatico è pronto per la “ciabattatura”: la prima fase di macinatura, piuttosto grossolana, da cui si ottengono pezzi di gomma di lunghezza compresa tra i 5 e i 40 centimetri. A questo punto le “ciabatte” ottenute (si chiamano proprio così!) possono essere ulteriormente macinate, fino a rendere possibile la separazione tra gomma, metalli e fibre tessili, oppure essere avviate ai processi di conversione energetica. Il risultato della seconda frammentazione degli pneumatici porta all’ottenimento di vari materiali sotto forma di "granulati" o "polverini" di diverso diametro, tutti assolutamente riciclabili.
Termovalorizzazione degli pneumatici
L'impatto ambientale dello smaltimento degli PFU
Nel 2020 la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha riportato in uno studio che "il riciclo degli PFU determina un vantaggio ambientale molto maggiore rispetto al recupero energetico. Seppure in misura minore rispetto al riciclo, il recupero combinato di energia e materia degli PFU utilizzati nei cementifici -in sostituzione di pet-coke o carbone- consente di ridurre le emissioni di gas serra di processo". I dati sui vantaggi e sulle criticità dello smaltimento degli PFU sono stati pubblicati da Ecopneus, la Società per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero degli pneumatici fuori uso.
Quanti pneumatici si smaltiscono (e recuperano) in Italia?
Come utilizziamo la gomma riciclata dai PFU?
Il futuro degli pneumatici usati
Fonte:
https://www.geopop.it/pneumatici-usati-dove-finiscono-e-come-si-riciclano/